"OGNI BAMBINO PUÒ"
approfondimento importante prima di intraprendere questo percorso
(tratto da "Una grande rivoluzione educativa in campo musicale" di Elio Galvagno)
L'intento e lo sforzo costante del Dr. Suzuki, durati tutta una vita furono sempre ancorati a questi cinque elementi:
1. I bambini (era attratto dalla loro sensibilità)
2. La musica (era l'abilità con la quale poteva portare il suo contributo)
3. Il carattere e il cuore dei bambini (favorirne lo sviluppo armonioso)
4. I futuri cittadini delle nostre città (far cresce bravi cittadini)
5. La pace (creare costruttori della pace nel mondo).
L'approccio all'educazione dei bambini in musica venne creato dal Dr. Suzuki come alternativa ai disastri della seconda guerra mondiale, di cui fu testimone diretto. Intendeva, infatti, portare un contributo alla costruzione di una nuova umanità che non comprendesse più simili orrori. Volle allora partire dai bambini piccolissimi e dal suo essere musicista: attraverso la musica e credendo fortemente nel suo spirito trasformatore, intuì che poteva sviluppare e favorire valori come la sensibilità, la gentilezza, il saper comunicare, il gusto per il bello, l'umiltà, la pazienza, la perseveranza; questi valori si sarebbero appresi grazie allo sviluppo dei talenti musicali che ciascuno di noi ha, non importa se piccoli o grandi. I risultati musicali furono e sono straordinari: pur non essendo contrario a essi, non erano però il suo scopo primario. <<Esistono>>, diceva, <<abbastanza grandi musicisti, ma non abbastanza grandi persone>>.
Credo sorga a questo punto spontanea una constatazione: i genitori si avvicinano all'esperienza Suzuki perché i loro figli imparino a suonare uno strumento musicale. E una domanda: cosa c'entra tutto questo con la crescita di una persona? E come concretamente la musica agisce in questo processo?
Penso allora che per rispondere a questo quesito occorra soffermarci - seppur brevemente - sulle origini del metodo Suzuki. Intanto il Dr. Suzuki aveva chiara questa impostazione: non era necessario diventare musicisti professionisti, ma sarebbe stato sufficiente suonare uno strumento molto bene. Così facendo il bambino veniva coinvolto in un processo di apprendimento, risoluzione e superamento di piccoli obiettivi (gradino dopo gradino) che sarebbero diventati negli anni a venire sempre più grandi. Assorbire al più alto grado e sin dalla più tenera età i caratteri espressivi della musica dei grandi compositori voleva dire iniziare a modellare il carattere, associare alla forza vitale che c'è in ciascuno di noi lo spirito della musica con tutto il suo potere.
Questa abilità a risolvere i problemi sarebbe stata fondamentale per affrontare e superare le difficoltà della vita di tutti i giorni, non solo una volta diventati adulti, ma anche e proprio durante la loro infanzia e adolescenza. Questa riflessione può già darvi uno strumento di comprensione: si inizia prestissimo con la musica, con l'attenzione rivolta al bambino e senza pensare a creare musicisti professionisti (anche se poi effettivamente lo diventano perché il metodo è eccellente). È necessario a questo punto conoscere come nacque la sua intuizione per capirne a fondo la portata.
Il metodo
Siamo nel 1920. Suzuki si trovava in Germania perché vuole perfezionare la sua abilità con il violino, dopo aver lasciato il Giappone per evitare di diventare amministratore della fabbrica del padre. Vi rimane otto anni ospitato a casa di Albert Einstein con cui suonò anche in quartetto.
Dopo circa due anni di permanenza si accorge che tutti i bambini tedeschi di poco più di un anno parlano correttamente il tedesco e lui no. Una persona normale non si sarebbe posto tanti problemi, una persona di genio sì: decide quindi che deve trovare una risposta a questo quesito. Inizia a riflettere sui meccanismi di apprendimento della lingua isolandone diversi, ma tre sono i più significativi.
1. Una lunga fase di ascolto che inizia nel grembo della mamma, che si protrae per almeno 5-6 mesi dopo la nascita e che prepara i primi balbettii e tentativi di emissione parlata.
2. Un ambiente favorevolissimo che circonda il bambino: qualsiasi balbettio o tentativo di parola pur storpiata che sia, viene salutata con successo, con festa, con richieste di ripeterla e di farla risentire a tutti,, non importa se comprensibile solo da mamma o papà. In questo contesto a nessuno passa per la mente di dire al bambino di tacere e di riprovare quando ne sarà capace. C'è una fiducia sconfinata nelle sue capacità di imparare a parlare e non si nutre nessun dubbio in proposito.
3. La ripetizione: quando il bambino ha appreso a dire la parola <<mamma>>, non gli si dirà di lasciarla da parte per iniziare a impararne un'altra, ma gli si chiederà di ripeterla per tutta la vita con mille sfumature e in infiniti contesti.
Il Dr. Suzuki , che nell'apprendimento del tedesco non aveva avuto queste condizioni e che non poteva più far nulla per rimediarvi, viene letteralmente catturato e rapito da un'intuizione geniale: queste tre condizioni applicate alla musica sarebbero diventate i pilastri di un nuovo cammino di educazione musicale basato sul metodo della lingua madre.
Nel 1929 ritorna quindi in Giappone e, pur continuando a suonare, interrompe la sua carriera concertistica per dedicarsi anima e corpo a questa sua intuizione: apprendere a suonare così come si apprende a parlare. Prepara un repertorio adatto ai bambini piccolissimi da far ascoltare ogni giorno; prepara i genitori affinché sviluppino un ambiente ideale e favorevole; insegna ai genitori a giocare in musica con loro figli e a riproporre in modo naturale la ripetizione di quanto via via si apprende.
La guerra lo fermerà e rischierà di morire per una grave malattia. Dopo la guerra comprende, con le idee ormai chiare sui reali obiettivi, che deve iniziare questa sua avventura senza alcuna esitazione. Da allora - siamo nel 1950 - viaggerà ininterrottamente in tutti i continenti fino quasi all'anno della sua morte per diffondere ciò in cui credeva, insegnerà a migliaia di insegnanti in tutto il mondo e il metodo si diffonderà ovunque.
Forse adesso l'ipotetico genitore interessato da questa nostra proposta inizia a capire che non è un corso dove si parcheggia il bambino, ma scopre al contrario di avere un ruolo preciso, dove gli è richiesto di giocare e suonare con la propria figlia o il proprio figlio e di condividere con lei o con lui un cammino educativo, dove è centrale lo sviluppo del carattere e dove suonare uno strumento è il mezzo per favorire la crescita globale dell'intero bambino.